[re-fe-rèn-dum] ~ sostantivo maschile invariabile, che indica la consultazione diretta del popolo, che viene chiamato a pronunciarsi mediante votazione, in termini di approvazione o di rigetto, su una specifica legge o su un atto normativo.
*Dalla locuzione latina convocātio ad referēndum, convocazione per riferire.
Sono lontana ottocento e più chilometri da casa e, non essendo ancora stata giuridicamente accolta come cittadina del luogo in cui mi trovo, non potrò recarmi alle urne. Leggo in questi giorni su vari quotidiani di molte persone che hanno questo stesso problema, e mi domando quando le infinite possibilità di internèt verranno anche in questo Paese utilizzate per mettere in piedi un sistema di civilissimo voto a distanza (che per altro toglierebbe alla Pigrizia il novanta per cento delle motivazioni tramite le quali irretire le chiappe degli Italiani in queste occasioni). Chi risiede in una città, infatti, non può votare in un’altra, a meno di non essere ricoverato in ospedale, arruolato o in carcere. Non avendo io (ancora) commesso atti che meritino la detenzione e non essendo io più in età da arruolamento, forse faccio in tempo a mettermi in regola anche da qui se scendo un attimo e mi butto sotto il primo bus dell’ATVO che passa – pensavo. Ma poi il caro amico – per altro temporaneamente rientrato da terre lontane proprio in risposta alla convocātio di cui sopra – è intervenuto in soccorso della mia coscienza corrosa dal rimpianto per l’impossibilità di andare a votare. Oggi, infatti, al telefono:
Lui: "Ma fammi capi’… allora tu non puoi andare a vota’?".
Io: "No, te l’ho detto. Per questo, questo e quest’altro motivo…".
Lui: "Eh… capisco. Va be’, ti voglio bene lo stesso. Però se non si raggiunge il quorum ti sfracànto di mazzate, va bene?".
Io: "Occhèi. Mi sembra giusto".
Se le cose non dovessero andare come devono, concorderemo più avanti le modalità con le quali mi verrà sfasciato il cranio, con buona pace di entrambi.
Meno male che ci sono gli amici, va’.
Se però mi trovassi nel luogo in cui risiedo sulla carta, tuttavia, personalmente voterei per il voto. Prima di tutto perché è maleducato ed incivile non rispondere quando si viene chiamati per nome e cognome.
E poi perché se a casa mia non venisse richiesta la mia opinione su questioni tanto importanti, be’… ci resterei veramente, ma veramente male. Su questo – volendo sorvolare su ogni contingenza e persino sui contraddittori e limitanti (per certe libertà individuali) articoli della legge in discussione che mi piacerebbe vedere abrogati – poggia il mio rammarico. Resta una macchia, sul curriculum di cittadino. In ogni caso.
Vedete un po’ voi.