Dieci anni.
C’ero anch’io.
Lascia che ricordi
lascia che non scordi
il fango
quel fango
tutto
quel
fango.
E l’odore di marcio
fin dentro la memoria
le jastémme
e gli stivali
che non servivano a niente.
Scavate, ragazzi.
Scavate, perdio.
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It’s been ten years strong, that’s much too long
martedì, 6 Maggio 2008Ai Tribunali
venerdì, 28 Marzo 2008Quanti erano arrivati sono ripartiti
Senza lasciare indirizzo
Ma la terra piangeva, sapendo di essere l’eternità.
[E. Glissant, 1985]
*
Napoli sotto la pioggia è nera, stretta, sporca. Tra te e questo posto non è mai corso buon sangue ma ormai ti godi i momenti che passi qui, man mano che si fanno più radi nel tempo, camminando piano, comprando qualche cretinata da cinquanta centesimi su una bancarella, fermandoti sotto i grandi portali dei vicoli che scendono – pendono – al Pendino, sotto ‘sti enormi soffitti bui in cui le gocce di pioggia cascano rimbombando, metalliche, dalle grondaie. Dentro un cornetto rosso di plastica, il sentore amaro dell’aria di un’intera giornata di pioggia. Anche di grigi sa essere ricca, questa città a strati, che in giornate così va goduta a pezzi di pochi metri, contando le vàsole che scorrono sotto i piedi, le facce sotto gli ombrelli, le braccia incrociate nelle pescherie d’o Priatòrio, i paia di scarpe bagnate in metropolitana.
Ti guardi intorno, ascolti, ci pensi ancora: da quest’altro punto del pozzo-paese l’innocenza di quegli sguardi altri pare un’incredibile, impossibile, quasi anacronistica ingenuità. Come si chiedeva quello lì: ma loro non hanno sbagliato niente, o gli è andata di culo? Non tanto per la scarsa percezione della gravità di quello che succede, ma per quella gioventù così scandalizzata di fronte a tanto scandalo, e convinta del fatto che fra voi e la risoluzione del problema ci sia poco, molto poco. Che in teoria sarebbe anche vero, poi, ma sarebbe una risoluzione ben diversa da quella auspicata da loro. E appunto quello è il punto: la profonda differenza tra teoria e pratica che qui è chiara a tutti mentre lì no. Mestre e Bassano del Grappa erano davvero, ma davvero convinte che andare prendere a casa il primo nome in cima alla lista dei responsabili e portarlo al linciaggio potrebbe servire a qualcosa. Ma tu te le ricordi, le voci che si rincorrevano il giorno che la moglie di quello lì era finita agli arresti domiciliari, per esempio: chi diceva "ah, vabbuo’", "embè?", e chi "tanto non succederà niente, non ha pagato mai nessuno pe’ ccose pure peggio ‘e chesta, mo’ staje a vede’ che pagano questi? Ma a chi vogliono pigliare in giro?". Ecco: non succederà niente anche stavolta. E allora non si capisce: com’è che altrove c’è ancora qualcuno che pensa si possa fare qualcosa e qui no, anche se l’altrove da cui vengono quelle voci innocenti è al terzo posto nel pozzo-paese per reati contro l’ambiente? Perché, perché qui a te viene di pensare che qualcosa, se qualcosa potrà mai cambiare, cambierà solo con una catastrofe, e che la catastrofe è quella che abbiamo già ora sotto gli occhi e che si può ancora far finta di ignorare solo perché si è messa in moto coi tempi della terra che non sono quelli dell’uomo, che è così cieco che quel che va anche solo di poco più lento di lui non riesce nemmeno a vederlo?
Perché loro pensano che se prendi il primo responsabile della lista hai concluso qualcosa, mentre tu sai che appena togli da lì quel nome ne comparirà semplicemente un altro, e un altro, e un altro ancora?
Passano le facce, passano le fermate. Non vuoi pensare così, non hai mai voluto pensare così, e invece.
Dante
Museo
Materdei
Salvator Rosa
Quattro Giornate
Vanvitelli
Medaglie d’oro
Montedonzelli
Rione Alto
Policlinico
Colli Aminei
Frullone
Chiaiano.
Sei stanchissima. Dopo tutti questi anni ancora non hai capito cosa ti ha fatto di male, questa città che non ami e che pure ti spinge a camminarla piano, quando ci torni, come un incantesimo potente che ti prenda ogni volta occhi e piedi. Ancora non hai capito cosa ti ha fatto e ancora hai la forza di dirle, uscendo dalla metro: ti odio.
Senza parole (ma con dolore)
lunedì, 17 Marzo 2008Vicenza, si passeggia allegri in una giornata brumosa, di umido e foschia. Nel gruppo cammino insieme a due care amiche, le mie personali àncore in due luoghi del Veneto, Mestre e Bassano del Grappa, che altrimenti sarebbero niente più che un binario isolato dove aspettare le coincidenze ferroviarie la prima e un nome vuoto sulle etichette di certe bottiglie il secondo. Grazie a loro, di questi posti conosco l’aria, la parlata, il paesaggio-paese. A un certo punto una mi fa:
– Allora, quand’è che scoppia la rivoluzione, da voi?
– Eh?
– No, nel senso che… come ti devo dire… è che a vederla da fuori, così… non si capisce… come mai…
– Ah, la storia della monnezza, dici?
– Sì. No, perché… ciò, perché, com’è che si è arrivati a questo? Com’è che la gente non… ?
– Eh, la gente. C’è un problema dall’alto e dal basso, vedi, è che quello che succede è dovuto a…
E comincio una tiritera senza fine.
La solita tiritera, per dirla tutta.
Mi ascolto parlare, e mi chiedo quante volte ancora ci verranno fatte, a noi terroni, queste domande, e fino a quando avremo la forza di rispondere, e rispondere, e rispondere. E anche se parlarne agli amici schietti fortunatamente non è un peso, ciò non toglie che comunque possa costare un qualche sforzo. Quando ho finito, mi guardano con gli occhi sbarrati.
Mestre mi fa:
– Ma come! Rifiuti tossici illegali! Cioè, ma non è possibile! E’ davvero tutto così palese? Ma se è tutto così alla luce del sole, allora perché la gente non fa niente? Cioè, ma perché non destituirle, le istituzioni, se è colpa loro…
– Eh, perché sono appunto istituzioni. Da noi molte cariche istituzionali sono coperte da criminali, che poi non è sempre facile riuscire a sradicare dal territorio. Ci sono giochi di potere ma soprattutto economici che arrivano molto in alto a volte…
– Sì, ma il governo! La gente! Anche la gente! Io andrei fin nell’ufficio di quello lì e lo porterei via…
– Eh, e poi? Che fai, lo ammazzi?
– No! Lo consegnerei alla giustizia!
– La quale poi metterebbe in galera te per aver sequestrato lui.
– Ma è un criminale!
– Sì, ma non è ancora dimostrato. Innocente fino a prova contraria, lui, per la legge, colto in flagranza di reato tu.
– Ma…
– Ma niente. E poi se mettono in galera lui, devono mettere in galera anche chi ha fatto affari con lui. Il che significa che ci finirebbe, in galera, anche un bel po’ di gente di qui, lo sai? Gente grossa, con cui fa affari anche il governo, tipo.
– Eh, adesso xe colpa nostra…
– No, non è colpa vostra, Ste’. Questo è il piano su cui stanno cercando di metterla su certi giornali, un’altra bella contrapposizione senza senso tra nord e sud. Io ti sto solo spiegando perché nessuno fa niente, soprattutto ai piani alti.
– Comunque io cercherei di mettere in piedi un’insurrezione popolare…
Bassano del Grappa, poi:
– Quello che io non capisco, poi, è perché la gente protesta contro gli inceneritori…
– Eh, quelli protestano perché vogliono in sostanza due cose: che gli vengano bonificati i siti contaminati sopra i quali hanno dovuto vivere fino a ora, e poi perché gli inceneritori siano fatti per bene e perché quello che ci viene bruciato dentro sia solo quello che può essere bruciato dagli impianti, cosa che da noi nessuno può assicurare…
– Però non è possibile che non succede niente, che quelli stanno ancora lì, ma davvero a nessuno è mai venuto in mente di andare con una spranga a togliere di mezzo i responsabili, visto che si sanno anche i nomi?
E ad un tratto, d’improvviso, mi mancano le parole. Non so. Più. Cosa. Dire. Loro.
Resto in silenzio, con la sensazione di avere un buco che mi allarga sotto i piedi: di corrette informazione e percezione del reale per loro, di senso della democrazia per me, che mi ricordo anche del momento e del luogo precisi in cui me lo sono perso per strada. Enorme, per tutte e tre, è la voragine dov’è finito il senso di quello che è giusto e quello che non lo è, insieme ai diritti, quelli che potremmo e dovremmo avere e non abbiamo. Unitamente ai doveri.
Dopo tante tiritere, davanti a due altri da me e alla loro adulta innocenza, mi sono venute meno le parole per le quali pensavo che avrei sempre avuto fiato. E forte, mai come questa volta, la sensazione di vivere lungo un pozzo, e venire dalla Luna.
Con(ri)sonanza – un anno dopo
domenica, 3 Febbraio 2008Qualcosa di molto importante è pronto a riprendere il suo viaggio, finalmente, seguendo un percorso che tocca e riguarda la vita di ognuno e molto da vicino. Che si sia disposti ad accettarlo o meno, in qualunque regione di questo paese si stia.
E allora di nuovo buona fortuna, Alessandro.
E di nuovo: grazie.
Buon anno nuovo
mercoledì, 2 Gennaio 2008(telefonata di auguri)
– Mamma, senti…
– Che c’è?
– No, volevo chiedervi una cosa…
– Eh.
– … per favore.
– Ummaro’, e che è?
– No no, niente… cioè, è solo che… vi prego, tornate un giorno o due più tardi.
– Eh? Perché?
– Perché qui non si può stare, si soffoca e se vai in giro dopo un po’ gira la testa e ti vengono i conati di vomito. Stanotte volevamo vedere l’alba e ce ne siamo dovuti salire a Casertavecchia per capire cosa stava succedendo. E’ bruciato tutto. Hanno bruciato tutto, ma’. Tutto. La città e la campagna erano tutte fumo e fuoco. Faceva paura. Vi prego, non tornate ancora. Statevene lì. Non tornate. Non tornate.
Mi passa il telefono e volge gli occhi lucidi verso le montagne. Lo so a cosa pensa. Ricorda quel giorno in cui le ho detto che la situazione è grave, e che per capire quanto sia grave bisogna immaginarsela come qualcosa di enorme che non succede da un giorno all’altro ma monta, monta, monta finché non si fa onda che si abbatte su te e sui tuoi, e allora devi scegliere tra restare e fuggire, con tutti rischi che entrambe le scelte comportano. La guerra, ma’. Ti devi immaginare che adesso, da un secondo all’altro, scoppia la guerra.
Da grande volevo fare la guida turistica
sabato, 15 Dicembre 2007
Be’, io uno – facciamo tre, va’ – ne tengo. Sotto casa, dico.
Poi vabbuo’, se proprio ti vuoi divertire ci stanno la SS 7bis, la SS265, l’Asse Mediano e l’Asse di Supporto.
Ah, e poi potresti provare a citofonare qua, volendo. Tanto, uno più uno meno.
Prezzi modici, eh.
Ottimismo
martedì, 27 Novembre 2007Suvvia, un po’ di ottimismo… i nostri figli svilupperanno la resistenza alla diossina e si perpetuerà la tradizione di sasicce e friarielli.
Per questo ti voglio bene: sai sempre cogliere al volo il punto cruciale della questione.
μίμησις (ovvero: se bruci monnezza, la monnezza sei TU)
domenica, 14 Ottobre 2007Premesso che mi piacerebbe che la coscienza bussasse alla nostra porta tutti i giorni della nostra vita su questa terra per domandarci se abbiamo o meno fatto qualcosa per tentare di arginare questo male, naturalmente non posso che aderire e unirmi nel fare eco.
*
Uno spot per arginare l’allarme inquinamento da diossina, conseguente ai roghi incontrollati dei rifiuti delle discariche abusive o lungo strade e marciapiedi della province campane.
Il messaggio, di 30 secondi, sarà trasmesso da domani su 20 TV regionali e radio, per un totale di 1200 passaggi televisivi e 600 radiofonici. Previste anche 26 uscite su 18 quotidiani della Campania.
Se bruci i rifiuti, la diossina brucerà il nostro futuro
Questo messaggio sarebbe bello leggerlo anche su tutti i blog, di tutte le piattaforme, degli utenti campani (e non). Se hai un blog, se hai a cuore le sorti della meravigliosa terra che calpesti, non aspettare, non esitare a copiare e incollare questo post nel tuo blog, perché il futuro della nostra terra dipende anche da te. Così un giorno la coscienza non busserà alla tua porta per domandarti se hai dato o meno il tuo contributo, se hai fatto valere, in quell’occasione, la tua opinione per evitare quel male, mentre un gruppo di cittadini combatteva per evitarlo.
Volemose bbene (dove prima una frontiera non c’era)
giovedì, 11 Ottobre 2007Otto del mattino di un giorno lavorativo come un altro. In un bar della periferia sud di Caserta, nella zona ex-Saint Gobain recentemente riempita di case e uffici secondo il progetto Urban2, il bancone è gremito del solito cordone di uomini in giacca e cravatta che passano per il caffè prima di andare in ufficio. Il barista prepara con i soliti gesti veloci e precisi decine di caffè, e intanto chiacchiera con i soliti avventori. Uno, dalla pancia commendatoriale, si inserisce con fare impaziente nel cordone sgomitando poco gentilmente, e chiede:
– Oh. Giuvino’, nu cafè.
– Certo, subito.
Questo viso che parla con la tiroide non è familiare al barista, che passa subito alla macchina del caffè con discrezione.
– Acqua, dotto’?
– E certo.
– Naturale o minerale?
– Naturale, e che maronn’.
– Preeego…
Un gruppo di persone esce, all’improvviso il locale si svuota e si sentono tintinnare i cucchiaini nelle tazzine dei tre che sono rimasti al bancone. Il signore panciuto chiama il barista, che intanto sta caricando il cestello della lavastoviglie.
– Sentite…
– Ditemi.
– Certo che ‘sta zona nuova è bellella, ne’?
– Be’, pe’ mmo’ sì. L’hanno finita di costruire da poco…
– Eh, ‘o ssaccio. Certo che ve site nu poco muntat’ ‘a capa co’ ‘e prezzi r’e ccase…
– Eeeeeh, purtroppo è vero… da quando è cominciato l’esodo da Napoli, alle case qua non ci si può veramente accostare più…
Una voce che prende il caffè un po’ più in là aggiunge:
– Eh, nun me ne parlate, mio figlio che cerca casa pure è andato a chiedere, gli hanno sparato certi prezzi!
– Ormai saranno un paio d’anni che i prezzi so’ cominciati a salire… è che coi soldi che a Napoli ti vendi una casa, qua te ne compri due pure mo’, e allora che vuoi, va così…
All’improvviso si sente sbattere sul piattino, forte, una tazzina. Quella del signore panciuto, che alza la voce:
– Ma guardate nu poc’… si nunn’era pe’ nnuje e mo’ ‘e verèveno nu poc’ ‘e renàre, ‘sti quatt’ cafune!*
Sbatte di nuovo la tazzina sul piattino.
– E ‘o ccafé nun ‘o ssapite manco fa’!
Si volta di scatto e se ne va. Senza pagare.
Dall’estremità del bancone, dietro un giornale aperto, un vecchio:
– Eh, e chest’ foss’ ‘a ci-vil-tà.
[* ma guardate un po’…se non fosse stato per noi non li avrebbero mai visti, un po’ di soldi, questi quattro cafoni! ]
SS265 e 1515: amore al centocinquantesimo avvistamento
martedì, 10 Luglio 2007[Sabato 7 luglio 2007, ore 20 circa]
– CorpoForestalebuonasera?
– Buona sera, salve, vorrei segnalare un incendio nella zona di Aversa San Lorenzo, lungo la Statale dei Ponti della Valle.
– Sì, allora, mi dica…
– Dunque, andando verso Caserta si trova poco prima dell’uscita di Aversa-San Marcellino…
– Sì…
– Potrebbero essere sostanze tossiche…
– Mh. Perché, di che colore sono i fumi?
– Nero, soprattutto, e grigio.
– Densi?
– Sì, parecchio.
– Ci sono edifici vicini?
– Sì, il cumulo che brucia è accanto a un casolare abbandonato, sulla strada… vicino ci sono delle serre, e poi sì, delle case a pochi metri…
– Quindi… (ripete le informazioni ricevute)… giusto?
– Sì.
– Bene. Si allontani dalle vicinanze, e se ci sono altre persone faccia allontanare anche loro… e anche se è alta, non fermatevi sotto la nuvola di fumo. Ha capito?
– Sì, certo.
– Bene. Grazie, e buona sera.
– Grazie a lei, buon lavoro.
– Grazie.
*click*
[dieci minuti scarsi dopo]
– CorpoForestalebuonasera?
– Buona sera, ehm, vorrei segnalare un piccolo incendio…
– Sì, mi dica… dove?
– Dunque, lungo la statale dei Ponti della Valle, direzione Caserta, si vede questo fuoco su una sponda dei Regi Lagni, nel tratto che costeggia il viadotto della TAV… verso Gricignano, più o meno.
– Ma lei ha chiamato anche poco fa?
– Eeeeeh… sì… però non mi pare di aver parlato con lei, come fa a…
– Ho davanti la lista delle segnalazioni e vedo che l’ultima è di qualche minuto fa, e sempre su quella strada.
– Ah. Eh…
– …e quindi ce n’è un altro sulla stessa strada?
– Eh, sì…
– Va bene… allora, come sono questi fumi qui?
– Grigi… no, marroni. Giù di lì. Non particolarmente densi.
– Mh. E’ isolato?
– Sì, è in mezzo ai campi… non ci sono case qui, è aperta campagna…
– Ok… e ne vede altri da lì, per caso?
– Ehm, no. Per ora no.
– Per ora, dice bene. Quindi, ricapitolando… (ripete le informazioni ricevute). Giusto?
– Sì sì.
– Perfetto.
– Grazie, e buona sera.
– Buon lavoro a voi.
– Grazie.
*click*
[Domenica 8 luglio 2007, ore 11 circa]
– CorpoForestalebuongiorno?
– Buongiorno, salve, vorrei segnalare un incendio boschivo nella zona di Caserta…
– Sì, mi dica…
– Dunque, è sul versante ovest della collina di Garzano, tra le cave di San Michele e quella di Garzano, appunto…
– Sì… entità? E’ un piccolo focolaio, o…?
– No no, è piuttosto esteso…. grosso.
– Cosa intende per ‘grosso’?
– Intendo che si vedono due ali di fumo, saranno i due fronti che si sono allargati nei due sensi opposti dal centro della collina…
– Ah, ma è precisa… si trova lì vicino?
– No. Lo vediamo adesso dalla Statale dei Ponti della Valle, verso Teverola, saremo più o meno a quindici chilometri…
– Oh. Allora sì, è grosso.
– Eh.
– Signorina, scusi…
– Prego?
– No, mi scusi… ma lei che ci fa tutti i giorni su quella statale?
– EEEH? Prego, scusi?
– Ero in turno anche ieri, ho preso una delle due segnalazioni che ha fatto verso sera.
– Eeeeeeeeeeeeeeeeehmmmmmm….
– Eh eh eh…
– Eeeeh…. comunque… va be’… no, è solo che ci passo molto spesso…
– Be’, ce ne siamo accorti.
– Eh… vabbe’, devo chiamare un fuoco sì e uno no, magari?
– Eh eh eh…
– …
– ..ah, ma mi scusi, è che ultimamente la stiamo sentendo nominare spesso, questa strada…
– Lo immagino, qui ormai se ne vedono tutti i giorni…
– Ah, se è per questo non si finisce mai…
– … purtroppo.
– Purtroppo, sì. Comunque, l’incendio allora è… (ripete le informazioni)? Ed è boschivo, ha detto, giusto?
– Sì.
– Ok, grazie.
– Buon lavoro, e buona domenica.
– Eh, grazie.
*click*
Mi scappa un sospiro. Lui guida, accenna un sorriso, amaro e divertito insieme.
– Ma se po’ maje fa’ semp’ chest’, dico io…?
– Le figure di merda o le chiamate alla Forestale?
– La seconda che hai detto. La prima è il motivo per cui stavo pensando di cominciare a registrarle…
– Tu stai male…
– Ma no, secondo me se la gente sapesse le risate che ci si può fare col 1515… dico, magari chiamerebbe più spesso!
– Eh. E a noi ci denunciano per istigazione alla segnalazione inutile, poi.
– E vabbe’, ma vuoi mettere la prevenzione antincendio?