Voce del verbo: indìce (sogg. sott. terza pers. sing.).

Hoard
Collect
File
Index.

 

Catalogue
Preserve
Amass
Index
.

*

Ci sono le nuvole tonde e grigie, e lunghe festuche di luce che le pungono sulla pancia infilandosi sotto il cielo da ovest. C’è il ramo di un roseto sfuggito alla potatura che si protende oltre il giardino in cui è nato, fuori, sulla strada, ondeggiando sulle teste dei passanti e tirando il capo verso l’alto con tutte le sue forze, in cerca della luce che gli serve per quegli ultimi boccioli prima che li trovino il primo gelo o le mani degli uomini.

Ci sono poi le filastrocche

e nello
stesso punto
si trovano

una partenza imminente,
una fame da placare,
piccole mani da stringere,
dolori lontani
che vanno
che tornano
a ritmo di marea.

E poi
contrazioni del senso da sorvegliare,
desideri da ancorare alla bitta,
zucchine, carote e patate da bollire,
nuove consistenze da imparare,
equilibri da trovare,
caffè da bere,

abbracci

da

rincorrere:

madovecazzoandate?

Dopo vengono,
improvvise,
le cadute da accogliere con gioia,
gl’incarti di plastica che diventano fantasmagorie di suoni e colori;
dopo ancora, vertebre che si schiacciano
da distendere con riposo e pazienza,
obiettivi da pulire
obiettività da abbandonare,
procedendo di tre in tre,
perché un-tza-tza è la danza
del linguaggio che frantuma
la pazienza e le distanze
.

C’è poi da nascondersi,
da occultare
e giocare a nascondino;
e tenebre diurne,
orrendi chiarori notturni,
pensieri pesanti
e versi avvelenati
[(…) Non ho vissuto la vita di nessuno,
nemmeno la mia:
chi non ha anima
non ha vita. (…)]
da masticare e inghiottire
uno a uno
che poi si annodano
a una voce che si avvita al suo vuoto
coagulandosi
giù
giù
nell’intestino
in sogni densi
di mani che macellano bambini
dietro un bancone scintillante
sgozzandoli dolcemente
finché non li prende un sonno
impossibile da guardare
e che alla fine incartano
per venderlo a un tanto al chilo.

[I’m a collector and I’ve always been misunderstood.]

Tag: , , ,

I Commenti sono chiusi