No, non soffro di sovraccarico emotivo, non ardo dal desiderio, semmai tardo, indugio per godermelo, per dilatarlo prima di realizzarlo, amandolo nel frattempo. O ancora t'ardo, pure, ché se potessi ti darei fuoco talmente ti voglio, e nel mentre mi domando se è possibile, di tutto questo sognare, recuperare qualcosa, o de-cuplicare, sì, anche solo un segno, una ferita, ché a furia di sognarsi non si finisca per caso col ferirsi, e segnandosi farsi croci e delizie, diventare punti di gravità e lune piene, al cospetto di presenze di un certo peso e che pure, per quanto attraenti, più di tanto non riescono a tirare a sé, al più si ri-tirano – amando – nel dubbio del ma-cosa-sto-dicendo.
Gli strati sono stronzi, non c'è niente da fare, è tutta una questione di stridori e arsure (estive e invernali), ri-ferimenti, squarci ripetutamente aperti, inferti sulla pelle delle stelle strappate al cielo, de-siderate, tirate giù dalla forza che ci tiene ancorati alla volta (quale?) celeste (e perché non rossa, non gialla?), piombati nell'aria e dis-tanti dalla terra, numerosi e scollati. Com'è bello questo momento di aumento di forza gravidazionale, in cui vivo e vegeto, umana e pianta, con il peso di essere due e una, doppia persona e doppia natura. Sprigiono, senza sentirlo, una forza che non vedo e non scelgo, ma che sceglie me incessantemente facendomi contenere, rendendomi capace delle fantasie mie e di quelle di un altro-da-me, contenente e contenuto, di nuovo segno di qualcosa che non si segna, senza religione, solo un crocevia di destini che sono venuti al mondo dentro, in-nati, che pure non sanno quando e se mai saranno.
E mentre non so e non vedo mi faccio tempo, e scopro che non tendo più verso l'interesse, non mi interessa più interessare, essere interessata o interessante. E' lo stato interessante quello in cui invece mi immergo, ma non solo ora, bensì nel tempo, nel tondo della parentesi aperta che sono ora e che non si chiuderà se non a tempo debito (o a credito). Tra le due curve così dis-chiuse, quindi, mi aggancio a costruire legami, parentali e fra parentesi, con l'intenzione interstiziale di restarci. A tessere, senza il benché minimo interesse.
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………………………… E' quello che penso????? Penso quello che è??????
Oddio la Fainberg! Ma! Ciao!
Eeeeehr… sì.
Be', cioè: si vagliano i diversi risvolti (linguistici) di una situazione in atto. Sai che le Voci fanno sempre un po' come cavolo gli pare. 😉
(mail. se la mail è sempre quella.)