credevi che alcune cose della vita a te non sarebbero mai toccate;
non avresti mai pensato che un giorno avresti potuto sentire la mancanza di tua madre;
ti tocca passeggiare sui binari di questo Paese, contare chilometri e stazioni che c'erano o che presto non saranno più, e suscitare più di una perplessità negli altri per questo;
resti indietro con le parole e le cose da fare, fuori e dentro, ma ormai non sempre questo ti sembra sbagliato;
non potevi immaginare quanto sonno e sogni potessero diventare preziosi;
andare e tornare sono segni che non hanno mutato il loro senso, in questi anni, pur avendo acquistato dimensioni diverse a seconda del verso in cui vengono camminati;
senti la mancanza di persone che non hai mai visto, di tanto in tanto, proprio come quando eri bambina;
la pioggia, quando dura settimane, ti fa ancora sentire la mancanza del luogo in cui sei nata e cresciuta;
non riesci ancora a capacitarti della bellezza del luogo in cui abiti, e del modo in cui lo abiti;
ancora ti chiedi, spesso anche in un'altra lingua: perché no?
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Forse è che si è nati dentro, o ci si è chiocciole, con la casa in spalla.
Forse invece si semina, si sparge Casa man mano che le cose diventano case.
Non l'ho ancora capito, ma per adesso andarmene è stata la maniera più pulita di amare il posto da cui vengo.
Fùs