Corduroy (come se) – 1

Stazione di Mestre stazione di Mestre
è in arrivo al binario numero sette
il treno locale per Piove di Sacco Adria
è arrivato al binario numero nove
il treno proveniente da Udine Pordenone Treviso
parte dal binario numero tre
il treno per Portogruaro

Por-to-gru-a-ro

Portogruaro va zo par ‘na riva longa piana
piena de piere e de piante
treno
sbrissa el se ingàmbara
ai primi passi sui sassi ch’el trova
le case va zo de rodolon
fin squasi al mar e là tac
le se ferma par no bagnarse

Le se senta le se sente lontane desperse
pai calighi d’inverno
fra mezo le cane de soturco
co el sol le bogie e le brusa
Portogruaro se slonga se destira se slanguorisse
se impenisse se svoda d’aria
deventa piata come ‘na cordela
bianca de bombaso
se schinsa come un platelminto
ne l’intestin de un can
Portogruaro xe ‘na strica d’aria verde
che se posa leziera
par tera
Sarà vero?
Mi no go mai visto Portogruaro
ma là ‘desso de çerto tuto xe muto
se perde se sfanta
te incanta
Portogruaro gruaro gruaro

[Ernetsto Calzavara, da Analfabeto, 1979]

*

– Ciao, neh.
– Ue’. Ciao.
– Dove te ne vai oggi?
– A Venezia.
– Questo ci mette tanto, fa tutte le fermate.
– Eh, lo so. Ho da leggere.

Sbircia il libro aperto, sorride.

– …
– …
– Che c’è?
– Niente. Aspetto. Leggo.
– Con quella faccia?
– Eh, questa tengo.

Si guarda intorno, a lungo.

– Però è vero che qua tuto se slanguorisse.
– Sarà ‘sto cielo bianco.
– El siroco.
Deventa piata come ‘na cordela bianca de bombaso.
– Madona, come che te vien male.
– Faccio del mio meglio.
– Eh…
– Uffa. Prova tu a dire acàlame ‘e parole p’ ‘e scippacentrelle ‘e chistu munno, e poi vediamo.
Scippaceche?
– Ecco. La scippacentrélla è una caduta, di quelle brutte proprio, che letteralmente ti scippa, ti strappa, le centrélle, cioè i chiodi dalle suole delle scarpe.
– Non ci sarei mai arrivato! Sci-ppa-ce… ‘speta, ma quello che hai detto che cos’era?
– Parole di uno delle mie parti.
– E come fa?
– Aspe’, te la scrivo. Così fai del tuo meglio anche tu, e io ti posso dire "comme te vène brutto!".
– No, vabbe’, ma scherzavo…
– E pur’io scherzo.
– Con quella faccia?
– Sempre questa tengo, non è che me la posso cambiare. To’, eccotela qua.
– Oh!

Legge, per un momento completamente assente.

– Non ci capisco quasi niente… che vuol dire acàlame?
– Significa calami, fai scendere verso di me.
– Nel senso che?
– Nel senso che da noi c’era l’uso di passarsi le cose da un piano all’altro dei palazzi con la corda e il cesto. E veramente si usa ancora.
– La sporta?
– Esatto. Quando uno dice così credo che in testa stia vedendo la mamma o la nonna o la zia che gli fa scendere il cesto dalla finestra o dal balcone.
– Ehi! Ma questa somiglia a…
– Essì.
– Dai!
– Bra’.

"Il treno. Regionale. Delleore. Docici. E ventitré. Per. Venezia. Santalucia. E’inpartenza. Dalbinario.Tre. Ferma in tutte le stazioni".

– Eccolo. Vabbuo’, fuma di meno che ti fa male. Ci vediamo.
– Eh. Oh, ‘desso ti fa la poesia al contrario.
– E stasera nel verso giusto, non ti preoccupare.
– Statti bbuona, va’…
– ODDIO!
– Perché, come si dice?
– No, le parole vanno anche bene, è la pronuncia che non… prossima volta, dai, sennò perdo il treno. Màstegala, intanto.
– Va ben. Com’è la e di saglienno?
– Aperta. Sagliènno. E toglici un po’ di o alla fine. Ciao!
– Sani!

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2 Commenti a “Corduroy (come se) – 1”

  1. utente anonimo ha detto:

    Grazie, o sconosciuto autore, per avermi fatto trovare questa poesia di Ernesto Calzavara che avevo sentito recitare/cantare da Marco Paolini e di cui ormai dubitavo l'esistenza.

    Bello anche il dialogo sulle voci.

    Sano!
    Matteo Rinaldi

  2. keroppa ha detto:

    Ciao Matteo, ma grazie a te per essere stato qui e aver lasciato un segno del tuo passaggio. In tanti passano da queste parti per le poesie di Calzavara o per Paolini, ma restano anonimi e così non ho mai la possibilità di scambiare con loro neanche una parola di ringraziamento. Buona navigazione, e alla prossima. 🙂

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