Forget – what you don’t know yet

Questa notte ho fatto un sogno strutturato a Matrioska.

[Elio e le Storie Tese, 2003]

*

Ti odiavo. Con la gola che mi faceva male per la rabbia, a tavola, parlavo col diaframma e con ogni fibra del mio corpo, facevo alla mia famiglia l’elenco delle tue menzogne, tu eri ospite e sedevi con noi e non potevo sopportarlo, non potevo sopportarti seduta lì e loro con gli occhi bassi senza il coraggio di mandarti via a ceffoni, a sputi, a coltellate, senza il coraggio di dire niente, e quelle facce come a dire, a me: ma ti pare il caso proprio adesso?
E tu, poi, seduta lì tranquilla finché a un certo punto non hai detto, calmissima, senza alcuna inquietudine: "ma cosa stai cercando di fare, per caso stai provando a mandarmi via? Guarda che non ci riesci mica, non hai idea di quante volte sono stata nella sua stessa stanza senza che lui lo volesse, non pensare di riuscirci tu adesso".

E’ stato allora che mi sono alzata in piedi, con la forchetta stretta in mano, e che ho preso a gridare NO, E MO’ BASTA, NON LO SOPPORTO, IO NON POSSO SOPPORTARE LA TUA PRESENZA IN CASA MIA, NO, ANZI, IN CASA DI MIA MADRE, CHE’ IO QUA NON CI ABITO PIU’, NON SOPPORTO SENTIRTI APRIRE LA BOCCA, TE NE DEVI ANDARE, ADESSO.
E mia madre che non mi guardava nemmeno, gli occhi fissi sul pane a pezzi accanto al piatto, e MA ADESSO TI FACCIO A PEZZI IO, ho detto con i muscoli siringati di una fòja che mi sfuggiva come un conato di vomito, TI FACCIO A PEZZI CON LE MIE MANI, CHE STAI QUI QUANDO DOVRESTI SOLO SPEGNERTI DI VERGOGNA, TERRORISTA, CHE MO’ NESSUNO TI DICE PIU’ NIENTE PERCHE’ HANNO PAURA, SEI CONTENTA, EH, MA IO TI FACCIO A PEZZI, LO SAI, TI FACCIO A PEZZI, TI FACCIO A PEZZI, TI FACCIO A P….

*

– … ehiehiehi.
– hhhhhhhhhhh!
– Respira, ue’, respira…
– hhhhhhhhhhhh…
– Piano, piano…
– hhhhhhhhhhhhh…

Il volto in fiamme, ti sei sentita sollevare per le spalle. Buio. Stavi co’ ‘sti pugni stretti stretti e non sentivi l’aria intorno.

– Chi è che vuoi fare a pezzi, ne’?
– Oddio, oddio….
– Tranquilla… tranquilla…
– Eeeehhhh….
– Allora, con chi ce l’avevi?
– Non… lo so… le bugie…
– Eh?
– Le bugie… a tavola con noi tutti i giorni… ma era… chi era…
– Ma che dici?
– …
– Avevi le braccia tese in avanti, te ne sei accorta?
– Non… so…
– Senti, tu mi devi fare un favore: dedicati di nuovo ai viaggi. O a Caserta, anche, come ti diceva Manuela.
– Eh, ma mo’ che c’entr…?
– Insomma, di’ alla tua anima di lavorare di meno.
– …
– No, sai, così per lo meno la notte si dorme.
– Uff’, mi dispiace di averti svegliato…
– Svegliato? Ma no, figurati, guarda che sono andato al lavoro più di un’ora fa.

*

Apre gli occhi, d’istinto la mano s’allunga verso il cuscino accanto.
Vuoto.
Interno giorno.

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