Fa freddo, è sera. In alto, Giove tramonta dietro il Sasso.
Tiro una corda dura, grossa, bagnata e sfilacciata, con tutta la forza che ho. Mi fanno male le braccia, lo sforzo mi pulsa nelle tempie e mi soffoca ma la corda quasi non si muove. Mi si riempiono i palmi di minuscole spine di canapa.
Una voce alle mie spalle, improvvisa. Non ho sentito arrivare nessuno.
– Forza, ricomincia a tirare. Ti dò una mano.
– Ah! Ma…
– Non ti girare. Tira.
– Ma come… da dov… da dove arrivi? Da dove sei venuto?
– Ero qui.
– Qui? Qui dove? E poi… perché? Cosa…?
– Sono venuto perché tu mi hai chiamato.
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Lo’
Torno piano piano.
//che bello ritrovare le tue parole//
n.