Che voglia di correre. Camminare. Lavorare. Sudare. Usare questo corpo in qualche modo. Usarlo. Restituire un po’ di quello che mi è stato dato. Cambiare. Scambiare.
Le mappe non si disegnano in solitudine. O almeno io non so farlo, non ho le mani adatte. L’incontro, l’incrocio che strappa via dalla strada già battuta, dalla linea retta (che non esiste) è quello che genera il mondo che contiene parole e storie (che esiste), e in cui si può e si deve entrare. Il cambio di stato. Il cerchio sulla superficie prima ferma dell’acqua. L’eco. Il suono. La voce. Gli spostamenti di direzione in ferrovia. Scambi.
Scambiare. Uno scambio. Per un cambio. E un cambio. Per uno scambio.
E lèvati, dannazione, ché mi serve quella leva.
Si scambia tutto per tutt’altro.
E scambiamo, allora.
Scambiamo?
Tag: dialoghi, idioma o idiozia, infralogie
se usi quell’accetta lì, perdiamo ancora una volta una mano.
Anto: c’è (ris)posta per te.
Calave’: mano? Eh. Se l’avesse usata, in vita, saprebbe che non c’è rischio per le mani, ma per i piedi.
Ma cos’è, non me ne ha mica già persa una?
ma no, paventavo distorsioni o malanni analoghi ad articolazioni e polsi.
(*sfiora la testa metallica della scure con gesto scaramantico*)
c’è ris(ris) posta per te cara
Anto
Geografia è proprio questo.
nico’
Ah!
Nico’! 🙂
Questo cosa?
Lo’… l’assenza di linee rette.
(Maggiori informazioni fra la posta di ieri).