Otto e mezzo del mattino, tram fermo nell’abituale gorgo di traffico: l’inizio di una giornata come tante. Tra il cemento grigio di smog e gli intonaci squarciati del ponte di Casanova che lasciano intravedere più antiche nudità di tufo sui fianchi delle officine, guizza d’improvviso una minuscola scheggia bianca che attira lo sguardo. Sbatte frenetica al di là della porta, la farfallina, su un muro di vetro che non vede, una volta, due, trequattrocinque, prende la rincorsa senza tregua e sbatte sbatte sbatte impazzita senza smettere un secondo, dopo qualche minuto i piccoli urti che non fanno rumore non si contano più. "Smettila", le dice la bimba davanti alla porta che deve scendere alla prossima fermata, "mamma, si rompe!". Sorride la sua mamma, "nooo, che dici, il vetro non si rompe mica". "No il vetro, ma’, lei si rompe! Si rompe le ali se non la smette!". Si volta di nuovo verso il vetro, la piccola, "smettila… smettila, vai via, ti prego… ti prego…" ripete con la faccia attaccata al vetro, piano, con una voce piccola come lei, finché il tram non riprende a scivolare sui binari separando la farfallina bianca dal vetro e dalla bimba.
"Chissà da dove veniva", dice una voce che ha visto tutto quanto, poco più in là.
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