Un venerdì diciassette come un altro. Un appuntamento duecento chilometri più in là. Venti minuti di ritardo.
Con un certo disappunto alla fine lo dice ad alta voce anche il canuto signore seduto qui accanto, che canticchia mentre legge il giornale.
Ma va be’. C’è il tempo di fare due passi verso il deposito, di tendere l’orecchio e restare in ascolto.
E qui sulla soglia, qui che non è ancora là, si vede che ecco, è vero, ma sì… ma sì: l’inverno è proprio finito.
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