In alto sulla crosta del pianeta, il tramonto si tinge di un colore che i miei occhi non hanno mai visto prima.
Le piante dei piedi di tre viandanti ben saldi sul Molise, l’orlo di monti all’orizzonte è l’Abruzzo.
Tra i due mondi, un confine di nebbia: un mare immobile che riempie il catino della Valle del Sangro con pallide, soffici onde mute.
In alto: il vento che punge le ossa; il cielo che adagio veste un manto nero su cui la Luna nascente non ha ancora riversato la sua luce; una stella.
In basso: il solido, immane silenzio della montagna; i suoni della fine della giornata di un qualche allevatore; una spanna più in là il vuoto, e nulla che ci separi da esso.
Non sempre la gravità è una gabbia.
Davanti ad un’alba lunare come tante altre, talvolta, cambia volto.
E si fa dono.
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