[Train set and match spied under the blind,
shiny and contoured the railway winds.
And I’ve heard the sound from my cousin’s bed…
… the hiss of the train at the railway head.]
Sono nata sul ciglio di una vecchia strada consolare romana, dicevo tempo fa.
Accanto a questa strada ne correva – e ne corre tutt’ora – un’altra, fatta di binari di ferro, e traverse di quercia ieri, sintetiche oggi.
[A 60 ton angel falls to the earth.
A pile of old metal, a radiant blur…
Scars in the country, the summer and her…]
Sul ciglio di queste strade sono nata, cresciuta e, sui percorsi segnati sulla terra dai loro ramificati tracciati, ho vissuto e camminato fino ad oggi.
[Always the summers are slipping away…]
E poi sono arrivata qui. Qui, che è così lontano da quella consolare romana, e dagli scambi ferroviari che hanno spesso dettato il ritmo delle giornate, della fantasia, della curiosità e degli eventi di buona parte di una vita. Qui. Caso strano, anche questo qui, oggi, si trova – non solo! – e da un lato addirittura poggia sulla massicciata di una strada ferrata. Come la casa dei miei nonni.
[… When I hear the engine pass
I’m kissing you wide,
the hissing subsides,
I’m in luck.]
Come nel luogo in cui sono nata, qui in continuazione passano treni. Passano. Passano. Passano.
[Always the summers are slipping away…
… find me a way for making it stay…]
Già. Passano, passano e passano questi angeli che pesano tonnellate.
Tonnellate di metallo, che si prendono al volo.
Domani, si va a casa.
Casa… casa, casa, casa.
Ora che ci penso: qualcosa che è casa, da sempre mi porta lontano da, e infine a casa.
Che caso.
[… When the evening reaches here
you’re tying me up,
I’m dying of love…
… It’s OK. ]
[Steven Wilson, Trains, 2002]
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