Coniugazione congiunta

 Come Queneau, abbiamo vissuto "di speranza e di tisana".
Abbiamo pagato con la vita il desiderio di arricchirsi di qualcuno di cui non vedremo mai il volto.
Abbiamo amato consuetudini e novità, ugualmente abbiamo rispettato dettagli e grandi eventi, serenità e angoscia, affetto e cinismo, pioggia e cielo limpido.
Abbiamo cucinato pranzi nei giorni di festa con le nostre mani, abbiamo spaccato la legna per affrontare gli ultimi freddi, abbiamo affondato le mani nella terra che si fa grassa per accogliere tra le braccia l’imminente primavera.
Ci siamo seduti davanti al camino a casa di Maria, e abbiamo goduto del calore del fuoco acceso, abbiamo riso e abbiamo parlato.
Abbiamo suonato, montato e smontato strumentazioni, srotolato e riavvolto cavi, acceso e spento amplificatori, accordato bassi e chitarre, spesso avvitato e svitato tutto il corredo di una batteria, e abbiamo mangiato, cantato e festeggiato una serata andata bene o bevuto in barba ad una andata male.
Abbiamo poi guidato, e abbiamo camminato, studiato, abbracciato, disegnato, scritto e assistito una persona malata, a noi infinitamente cara.
Con le mani abbiamo indicato e, in certe sere velate di ricordi, con gli occhi ci siamo ritrovati in altri occhi – amici e puliti – al sicuro, senza nemmeno accorgercene.

Di certo, abbiamo anche dimenticato qualcosa. Che abbiamo sempre e comunque la possibilità di seminare, qui sui solchi del fertile campo del Passato Prossimo.
Il Futuro Semplice, con i tempi che gli sono propri, non mancherà di restituircelo. In altra forma, forse, ma… maturo.

"She  wants to stay

and talk all day…

So I remark

when it gets dark

all the pale things under the earth

will reverse".

[Blackfield, Blackfield, 2004]

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