Atlante Minimo – Il Primo Nord

  E il Nord, dunque? Cosa può essere il Nord per chi, nato e cresciuto nel cosiddetto Sud, si ritrova ad un certo punto della propria esistenza a vivere con un piede qui e uno lì, ben inteso il fatto che tra qui e intercorre una distanza di ottocento o anche mille chilometri?

Solo per iniziare, di Nord non ce n’è uno solo – almeno nella mia esperienza.

 Il primo di quelli con cui ho avuto contatto aveva nome Milano, e Milano è oggi nome che riporta alla mente sbiaditi ricordi d’infanzia, bianchi, freddi, ma luminosi. A sei-sette anni per me Milano era il solo Nord esistente, era il posto in cui abitavano gli zii trasferitisi lì per lavoro molti anni prima, e quello dove avevo cugini con i quali qualche volta, parlando, io e mio fratello non riuscivamo a capirci senza l’intervento degli adulti. Ad ogni rientro da quel Nord, mi racconta oggi mia madre, mi tenevo per qualche giorno tra le labbra la parlata dei cugini più grandi che tendevo inconsapevolmente ad imitare "perché pensavi che, se non avessi parlato come loro, non ti avrebbero capita". Milano era il Nord in cui ad un certo punto, verso Natale, l’aria diventava gelida, il cielo prendeva il colore del topolino ritratto nel mio sussidiario, e poi all’improvviso tutto diventava bianco, talmente bianco da far lacrimare gli occhi. Sì, Milano era la neve in città, una cosa che a casa mia non avevo mai visto e che potevo anche raccontare a scuola al rientro dalle vacanze natalizie facendo sgranare gli occhi a tutti, perché da noi la neve bisognava andarla a cercare fino in montagna con viaggi di due, tre, anche quattro ore, mentre io sapevo che invece c’erano posti in cui ti arrivava fin dentro casa almeno una volta all’anno, e dove bastava uscire dalla porta d’ingresso per andare giocare con mamma e papà a tirarsela addosso fino a diventare un solo grumo di essere umano, fradicio da capo a piedi. Cose che da bambino ti tieni bene al sicuro nella testa, insomma…

 Poi, da grande, il Nord è cambiato. Si è allargato, per così dire, a dismisura, da quando ho iniziato, un po’ per forza ma più per scelta, a percorrere lo strano paese in cui viviamo su e giù, in lungo, in largo e fin dove fosse di in volta in volta necessario.

La prosecuzione di questo cammino sui diversi bracci della Rosa dei Venti è iniziato cinque anni fa, in treno, in occasione di un viaggio verso un posto lontano novecento chilometri ferroviari da casa mia, in direzione della Stella Polare… un luogo per me al di là di ogni immaginazione, dove si parlava una lingua più antica del latino e si viveva una vita diversa da quella che avevo conosciuto fino ad allora. Da quel momento non ho praticamente più avuto modo di fermarmi, e il Nord si è allargato, dicevo, sì, verso l’alba… e ne ho scoperto un altro, di Nord.

Il Nord Est.

– continua –

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