Oggi, su un testo in correzione:
<< (…) Abbiamo bisogno di avere sotto mano il brano completo per redarre un testo (…) >>.
Prima di scrivere due parole in proposito all’autore, cerco sul Devoto-Oli la voce "redarre" per poter esternare la mia perplessità a ragion più che veduta. Ma è di ben altro spessore la sorpresa che mi attende.
Redarre (re-dàr-re): v.tr. ~ Forma errata, ma che sempre più va diffondendosi nell’uso, dell’infinito di redigere, modellata sul tema del participio passato redatto.
Una frase, come un fulmine di proustiana, involontaria memoria, mi attraversa improvvisamente le pareti del cranio: "la Lingua viene tradita dall’uso". La voce che nei miei ricordi pronuncia pacatamente queste rassegnate parole raccontava anche di livellamento dei dialetti, di italiano regionale, di morte del congiuntivo…
D’un tratto, sento il desiderio di parlare un po’ nella mia Lingua. Di dire non me ne tiene, invece di non tengo ggenio. Scendo a farmi una birra con gli amici.
Accidenti all’uso.