Le varie culture del Meridione – quella campana, siciliana e pugliese su tutte – sono tendenzialmente conservative. In condizioni di sviluppo sociale ed economico che non ne permetterebbero più la sopravvivenza, questi arcaici bagagli cutlurali sono oggi i più longevi, i più ostinati, i più resistenti ai rivolgimenti strutturali della cultura dell’Era Moderna. A Napoli, nel caso specifico qui preso in considerazione, la figura di mammà all’interno della famiglia ha ancora tratti simili a quelli dell’organizzazione del nucleo familiare pre-medievale, in cui la trasmissione del nome, dei beni e del legame di sangue era matrilineare. La famiglia cosiddetta allargata, poi, è un concetto naturalmente generato da questo tipo di assetto del gradino di base della società: oggi a Napoli, infatti, si chiama famiglia allargata quello che fino a poco meno di dieci secoli fa era il clan, cioè il rigido sistema di sostegno reciproco – chiuso su se stesso per evidenti ragioni – da parte dei consaguinei di uno stesso gruppo familiare, che garantiva il mantenimento dell’ordine quando il quieto vivere era basato sul sistema della faida, e non sul ricorso ad un’autorità superiore riconosciuta da tutti e incaricata anche di vigilare sull’ordine della vita sociale. Nei secoli, questi antichi retaggi sono sopravvissuti in maniera più o meno evidente a seconda del grado di presenza dell’autorità centrale riconosciuta, e quindi… le mamme di Napoli e la famiglia allargata oggi restano sotto gli occhi di tutti come tracce, segni della Memoria di un popolo coriaceo che si fa strada da solo nella propria, personalissima storia, ma purtroppo anche ignorante e dimentico delle proprie radici.
Dov’è il corto circuito?
Nell’occhio innocente del ‘foresto’ che, pensando di aver osservato un aspetto apprezzabile della cultura ‘altra’ che ha di fronte, ci dice: "è bello il modo in cui da voi ci si sostiene in famiglia, bello il modo in cui si può contare gli uni sugli altri…", senza ri-conoscere il lato estremamente invasivo – che oggi non ha più ragione di esistere – di rapporti familiari che troppo spesso da sostegno mutano violentemente in una ingiustificata e ingiustificabile limitazione alle libertà e alla crescita culturale individuali. Qui si interrompe il circuito memoria-comprensione: il Foresto chiede "perché?", e il Napoletano sa rispondere soltanto: "pecché accussì è cchiù bbell’!". Invece di: "pecché ‘na vota era mammà ca dev’ ‘o cugnome a’a famiglia, e tutta ‘a famiglia avev’a pruteggere ‘a terr’ ‘e mammà, si cocc’rune s’a vulev’ arrubba’ ".
Come al solito il punto è: chi è lo Straniero?